Ultima Modifica il 26 Settembre 2024
Le due torri Aragonesi di via nuova Marina, conosciute come Torre Spinella e Torre Brava, sono le uniche superstiti dell’antico e possente Castello del Carmine. Erano il vanto della città di Napoli.
Costruite per difendere la città contro ogni tipo di aggressione, oggi servono da spartitraffico per chi da via Marina deve svoltare per corso Garibaldi.
Queste torri, testimoni di pietra del periodo Aragonese, per anni in stato di abbandono, sono state oggetto di un (criticato) restauro nell’ambito di “Monumentando“. Il progetto del Comune per la riqualificazione i monumenti cittadini (come la Fontana del Carciofo o la Fontana Spina Corona) e finanziato da sponsor privati.
Le Torri Aragonesi e la cella dei condannati a morte
Nella campagna di restauri del 2015 la quattrocentesca Torre Spinella, dal nome del suo costruttore (Francesco Spinello, sovrintendente alle nuove mura), ha svelato una piccola cella dei condannati a morte. In epoca borbonica, la torre era nota come guardiola de sbirri; qui dimoravano i condannati a morte prima di raggiungere la vicina piazza del Mercato per essere giustiziati.
Per la sua partecipazione alla Repubblica Napoletana del 1799 qui venne imprigionata la rivoluzionaria Eleonora Fonseca Pimentel prima di essere condotta al patibolo.
Il giorno dell’esecuzione i condannati venivano condotti lungo le mura del Castello del Carmine fino ad arrivare al vicolo dei sospiri e da li fino a piazza Mercato passando sotto l’arco di Sant’Eligio.
Del periodo aragonese sopravvivono anche la porta Capuana e la porta Nolana con le loro torri laterali. Leggi anche Le antiche porte di Napoli.
Castelo del Carmine e la sua storia
Il Castello del Carmine, eretto da Carlo III di Durazzo nel 1382 in prossimità di un torrione chiamato Sperone, era un baluardo inespugnabile in una posizione adiacente al convento e alla chiesa del Carmine Maggiore. Insieme a Castel Nuovo e al Castel dell’Ovo completava la linea difensiva lungo la costa di Napoli.
Il castello, concepito esclusivamente a scopo difensivo, si presentava con una struttura imponente e funzionale. Due torri cilindriche, un torrione di notevoli dimensioni e mura merlate, il tutto solidamente costruito con blocchi di piperno.
Le mura del Castello, appena erette, furono da subito protagoniste di eventi cruciali per la storia del Regno di Napoli. A soli quattro anni dalla sua costruzione, il Castello del Carmine fu teatro di scontri cruenti tra Luigi II d’Angiò e Ladislao di Durazzo.
In seguito, durante l’assedio di Alfonso V d’Aragona, che vide la tragica morte di suo fratello Pietro, la fortezza resistette valorosamente a difesa degli Angioini, sebbene invano.
Nel corso dei secoli successivi il Castello del Carmine ha subito diverse trasformazioni. Nel 1484, gli Aragonesi, ormai saldamente al potere, ampliarono e modificarono le mura della città, compiendo ulteriori lavori di fortificazione anche al Castello del Carmine
Subito dopo l’alluvione del 1512, il torrione principale del castello è ricostruito con una pianta quadrata. Nel 1662, per volere del viceré conte di Peñaranda, il castello è oggetto di una profonda ristrutturazione per adattandolo alle nuove esigenze militari.
Curiosità. Durante la rivolta di Masaniello, nel 1647-1648, ospitò il capopopolo Gennaro Annese.
Le mura del Castello del Carmine, testimoni di secoli di storia, crollano sotto i colpi delle ruspe nel 1906. La sua demolizione, per far posto al tratto finale del corso Garibaldi e il successivo ampliamento di Via Marina, segna la fine di un’epoca.
Come testimoni del glorioso passato del demolito Castello del Carmine sopravvivono ancora le due Torri Aragonesi – La torre Brava, la torre Spinelli – e la porta del Vado del Carmine.