Ultima Modifica il 21 Maggio 2019
La Sinagoga di Napoli racchiude la storia, gli usi e costumi della Comunità Ebraica partenopea a partire dal VI secolo ad oggi.
Sinagoga, dal greco synagogé, “assemblea, luogo di riunone”, traduzione del termine ebraico Beit Kenneset.
La comunità Ebraica a Napoli
La presenza ebraica a Napoli è molto antica, i primi insediamenti in città risalirebbero addirittura al I secolo d.C. e si è protratta nei secoli fino alla definitiva espulsione disposta fra il 1510 e il 1541.
Gli ebrei tornarono a Napoli nel 1740 su invito di Carlo di Borbone, per essere nuovamente banditi nel 1747. Un gruppo ebraico poté definitivamente stabilirsi in città grazie all’influenza di Adolf Carl Rothschild giunto a Napoli nel 1831. Il barone risiedeva a Villa Acton, l’odierna Villa Pignatelli alla Riviera di Chiaia, dove all’epoca una stanza era adibita ad oratorio.
A lui si deve anche l’apertura della Sinagoga di Napoli – la stessa in uso ancora oggi – all’interno di Palazzo Sessa in via Cappella Vecchia 31. La prima funzione si tenne in occasione del Rosh HaShanà, il capodanno ebraico, del 1863.
Le leggi razziali del 1938 esclusero progressivamente tutti gli ebrei dalla vita pubblica e sociale. La conseguenza drammatica di simili atti, come ben sappiamo, fu l’olocausto con rastrellamenti, ghetti, esecuzioni sommarie, campi di sterminio.
Alla memoria degli ebrei napoletani vittime di uno dei periodi più bui della nostra storia, anche la città partenopea ha le sue Pietre d’inciampo a Napoli (in tedesco Stolpersteine). Potrebbe interessarti Le pietre d’nciampo per non dimenticare mai.
Pare che la sinagoga medioevale di Napoli si trovasse nella zona ora detta Portanova e che questa, nel ‘500, venne trasformata nella chiesa di Santa Caterina Spina Corona. Sul portale sono tornate alla luce alcune lettere ebraiche. A fianco alla cancellata della ex sinagoga, non pertinente a questa, si trova l’ interessante e cinquecentesca Fontana della Sirena, popolarmente detta “Delle zizze”.
Le antiche comunità ebraiche di Napoli vivevano nelle giudecche, quartieri aperti e non ghetti:
- Il Vicus Iudaeorum all’Anticaglia – oggi detto del Limoncello,
- Sull’altura detta di Monterone, nelle adiacenze dell’antico Monastero dei Santi Marcellino,
- Nelle zone di Forcella – conosciuta col toponimo di Giudecca Vecchia – tutt’oggi rievocata da una omonima via,
- La Giudecca Nuova, nata intorno a piazza Portanova come estensione della preesistente giudecca di S. Marcellino.
Palazzo Sessa e la Sinagoga di Napoli
L’attuale sede della comunità ebraica di Napoli, con annessa Sinagoga, si trova al n. 31 del vico Santa Maria a Cappella Vecchia in alcuni locali del Palazzo Sessa, un elegante palazzo Napoletano a due passi daPiazza dei Martiri.
Superato l’ingresso, al primo piano di Palazzo Sessa, vi sono due lapidi commemorative. Una in ricordo degli ebrei deportati da Napoli durante la seconda guerra mondiale. L’altra in memoria di Dario Ascalesi, che diede un importante contributo all’acquisto della sede; fu presidente della squadra del Vesuvio, antesignana della Napoli Calcio.
La sinagoga napoletana è costituita da due ambienti a pianta rettangolare separati da un arco; mentre nella parte superiore c’è il cosiddetto matroneo, la zona riservata alle donne.
Nella Sinagoga di Napoli, come è tradizione, non ci sono statue, immagini sacre o quadri.
In questo spazio così sobrio e lineare risalta la Bimàh, il pulpito da cui l’officiante recita le preghiere e legge il rotolo della Toràh, il testo sacro della religione ebraica.
L’Aron Ha-Kodesh, l’arca-armadio contenente i rotoli della Toràh, è invece è incastrata nella parete orientale.
Tra gli oggetti liturgici, sempre presenti in tutte le sinagoghe, troviamo inoltre le Menorah. Il famoso candelabro a sette bracci, a memoria dei sette giorni della creazione. Vengono accesi il Venerdì sera per celebrare il Sabato, giorno sacro per il popolo ebraico.
La Sinagoga di Napoli custodisce anche un archivio storico e una biblioteca fornitissima che comprende volumi in lingua ebraica e italiana. Tutti i suoi arredi, o quasi, sono eredità Rothschild.
Storia di Palazzo Sessa a Cappella Vecchia
Palazzo Sessa a Cappella Vecchia è uno dei numerosi edifici nobiliari di Napoli in cui, nel tempo, si sono incrociati destini che hanno inciso sulla storia della città
Il palazzo del marchese Giuseppe Sessa fu costruito nel 1744-1752 ad opera di Domenico Antonio Vaccaro e Giuseppe Genoino sul sito e con parziale trasformazione dell’antica abbazia di S. Maria a Cappella Vecchia.
In epoca borbonica fu la sede ufficiale dell’ambasciata inglese presso il re di Napoli. Il suo più illustre “inquilino” fu sir William Hamilton, che vi abitò dal 1764 al 1800 con la sua fatalissima moglie Emma Lyons.
Tra i personaggi illustri che hanno frequentato il palazzo ricordiamo Volfango Goethe in compagnia del suo amico pittore Wilhelm Tischbein e l’ammiraglio Horatio Nelson.
Informazioni utili
Sinagoga di Napoli, Vico Santa Maria a Cappella Vecchia 31, 80121Napoli (NA),
E’ visitabile solo su prenotazione, contattando la segreteria al +39 081.7643480, sito web: http://www.napoliebraica.it
Agli uomini è richiesto di indossare un copricapo di qualsiasi genere. All’interno non sarà consentito fare video, ma è possibile fare foto. A tutti sarà inoltre richiesto di mostrare un documento di identità.