Ultima Modifica il 5 Ottobre 2024
Le statue equestri di Piazza del Plebiscito rappresentano un maestoso omaggio alla dinastia borbonica, sovrani del Regno delle Due Sicilie. Photo credit Flickr.com @Antonio Piccialli.
Carlo III di Borbone (1716-1788) e suo figlio, Ferdinando I delle due Sicilie (1751-1825) sono raffigurati con lo sguardo rivolto verso il Palazzo Reale con un incedere solenne e vestiti alla romana.
Statue equestri al Plebiscito, la storia
La storia delle statue equestri di piazza del Plebiscito inizia nel decennio francese, un periodo storico che ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia di Napoli.
Per volere di Napoleone, l’imperatore dei francesi, sul trono di Napoli ci fu prima Giuseppe Bonaparte ( tra il 1806 e il 1808), gli seguì suo cognato Gioacchino Murat ( fino al 1815).
Per celebrare l’avvento della dinastia Bonaparte a Napoli e rafforzare il legame con l’impero francese, re Giuseppe commissionò ad Antonio Canova, la realizzazione di una maestosa statua equestre in bronzo che ritraesse Napoleone in posa imperiale.
Tuttavia, il rapido mutare degli eventi politici in Europa e la caduta di Napoleone fecero sì che questo progetto rimanesse incompiuto. Ferdinando IV, recuperato il trono, desidera infatti cancellare le tracce del periodo napoleonico e ribadire la legittimità dinastica dei Borbone.
E’ cosi che Antonio Canova, dimostrando una grande flessibilità, riuscì ad adattare il modello del cavallo originariamente concepito per Napoleone alla figura di Carlo, l’iniziatore della dinastia napoletana
Per affermare in modo inequivocabile la continuità dinastica, Ferdinando I delle Due Sicilie (già Ferdinando IV di Borbone) commissiona ad Antonio Calì la realizzazione di una seconda statua equestre.
Le due statue, inaugurate nel 1829 in piazza del Plebiscito, sono sistemate su basamenti in marmo a circa 50 metri una dall’altra.
La caduta del Regno delle Due Sicilie sotto i colpi di Garibaldi rese le statue dei Borboni un simbolo troppo ingombrante. La loro presenza era considerata una minaccia all’affermazione del nuovo regime, tanto che si decise la loro distruzione.
Un aneddoto narra di un prete che, in un tentativo disperato di salvare le statue, suggerì di sostituirne le teste con quelle di Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Per fortuna, tale proposta non ebbe seguito.
Le due statue equestri di Piazza del Plebiscito sono state fuse dalla Fonderia Righetti. Il fonditore di fiducia del Canova era installata a Villa Bruno, una delle Ville Vesuviane del Miglio d’Oro.
La leggenda di Piazza del Plebiscito e delle statue equestri
Piazza del Plebiscito è abbracciata da edifici di grande rilevanza storica ed artistica la chiesa di San Francesco di Paola e il Palazzo Reale e, ai lati, da Palazzo Salerno e Palazzo della Foresteria, due palazzi simmetrici ed identici.
In piazza del Plebiscito c’è un gioco che affascina turisti e visitatori. Si parte bendati dall’entrata del Palazzo Reale e si deve raggiungere il lato opposto passando attraverso le due statue equestri, senza deviare la propria traiettoria. Sembra facile ma non è così. Provaci anche tu e resterai molto stupito del risultato. La causa? una maledizione della Regina Margherita.
Si narra che la sovrana era solita concedere, una volta al mese, ai suoi prigionieri di attraversare la piazza. Se fossero riusciti a farlo, camminando tra i due cavalli, si sarebbero guadagnati la libertà. Pare che nessun prigioniero sia mai riuscito nell’impresa proprio perché la sovrana lanciò una maledizione.
Esiste però una spiegazione un pò meno fantasiosa. La leggera inclinazione della piazza, nonchè la sua ampiezza, farà virare la persona bendata non permettendole di proseguire diritto e di attraversare le due statue.