Ultima Modifica il 25 Ottobre 2020
Palazzo d’Avalos, una sentinella che veglia su Procida dal cuore del borgo fortificato di Terra Murata, di Terra Murata. La sua storia, da residenza nobiliare a temibile carcere, è un viaggio affascinante attraverso i secoli.
Dalle sue alte mura di tufo, l’ex Carcere dell’isola di Procida offre un panorama mozzafiato sul Golfo di Napoli.
Dopo oltre trent’anni di abbandono il Palazzo D’Avalos, l’antico carcere borbonico di Procida, è stato riaperto al pubblico nel dicembre 2016.
Da palazzo signorile a carcere suggestivo
Tutto ha inizio nel 1529, quando Carlo V d’Asburgo assegna l’isola di Procida ai d’Avalos, i quali lasciarono una forte impronta sull’assetto urbanistico dell’isola.
Fu in particolare Innico d’Avalos a trasformare, tra il 1560 e il 1570, l’allora Borgo di Terra Casata in Borgo di Terra Murata. A lui si deve l’edificazione di un edificio dalla doppia funzione di residenza signorile e di fortezza, a cui fu dato il nome di Castello d’Avalos.
Passato ai Borbone nel 1736, il Castello è trasformato in Palazzo reale e casino di caccia da Carlo III. Mentre dal 1815 diventa prima scuola militare, poi prigione e carcere di massima sicurezza dello Stato Italiano.
L’elenco degli ospiti è ricco di nomi illustri legati al regime fascista. Il viceré d’Etiopia e quello di Albania, alcuni ministri del Duce e il principe Junio Valerio Borghese, indimenticabile Comandante della X Mas. Qui il regista Nanni Loy nel 1971 ambientò il film Detenuto in attesa di giudizio, con protagonista Alberto Sordi.
L’intero complesso, chiuso nel 1988, è acquisito dal Comune di Procida che si è impegnato in un importante processo di riqualificazione. L’intento è quello di realizzarne un polo artistico-culturale di valenza internazionale che prevede anche una parte ricettiva.
La Visita
Oggi Palazzo d’Avalos è aperto alle visite con un percorso della dura di circa due ore. Il visitatore attraversa il cortile, la caserma delle guardie, l’edificio delle celle singole, il padiglione delle guardie, l’edificio dei veterani, la medicheria, e i saloni, dove è ancora visibile l’importante architettura e i soffitti rinascimentali.
C’è persino la camionetta, ormai arrugginita, che accompagnava i prigionieri dal porto sino al luogo della loro pena, menzionata da Morante nella sua Isola di Arturo.
Nelle stanze dell’ex carcere il tempo sembra essersi fermato. Non è difficile imbattersi in scarpe e vestiti impolverati, appartenuti ai detenuti, o in matasse di canapa e vecchie macchine per cucire arrugginite che narrano la storia di un luogo tanto affascinante quanto spaventoso.
Suggestive sono le doppie grate in ferro alle finestre che urante la notte (a mezzanotte, alle tre e alle sei) le guardie battevano con un bastone per controllare il rumore, sordo nell’eventualità le inferriate fossero state segate. Questo rumore è diventato negli anni uno scandire del tempo anche per i cittadini.
Informazioni utili
Indirizzo: Via Salita Castello;
Giorni di apertura: sempre aperto tranne il lunedì, ma solo da ottobre a marzo;
Orari: Da maggio a settembre: 9.30 e 11.30 – 15.00 e 17.00. Da ottobre ad aprile: 9.30 e 11.30 e 14.00. Prenotazione entro le ore 12.00 del giorno prima sul sito del comune di Procida. Diffida da altre fonti non ufficiali!
Prezzo: intero 10 euro; ridotto 5 euro.