Finalmente ci siamo, da venerdì 16 luglio apre al pubblico la Villa B di Oplontis, nota come Villa di Lucius Crassius Tertius. Gli antichi Scavi di Oplontis a Torre Annunziata fanno parte del Parco Archeologico di Pompei. Foto credit Parco Archeologico di Pompei.



In attesa dell’avvio di un più ampio progetto di restauro e valorizzazione ogni venerdì di luglio e agosto, dalle 16:00 alle 19:00 è possibile accedere al piano terra accompagnati dall’Archeoclub di Torre Annunziata.

Il complesso, che non è mai stato aperto al pubblico, è accessibile grazie a un accordo tra il Parco Archeologico di Pompei e il Comune di Torre Annunziata.

L’ingresso è compreso nel biglietto della Villa A di Poppea (5 euro) per un massimo di 10 persone ogni 30 minuti.
E’ consigliata la prenotazione – Telefono +39 333.307 8635 e +39 081.8612704 o E-mail mirella.azzurro@gmail.com.

Villa B di Oplontis

L’antica villa romana di Oplontis, non lontano dalla famosa villa di Poppea, risale al II secolo a.C. pare sia appartenuta al ricco mercante Lucius Crassius Tertius, come inciso su un sigillo di bronzo rinvenuto nell’area della costruzione.

La villa rustica è scoperta casualmente dall’archeologo Giuseppe Maggi nel 1974 durante i lavori per l’ampliamento della Scuola media statale Parini di Torre Annunziata.

Villa B di Oplontis

A differenza dalla lussuosa Villa A (Villa di Poppea), progettata per l’otium e il tempo libero, la Villa B aveva una funzione molto diversa dalla sua opulenta vicina.

L’edificio, che si sviluppa intorno ad uno splendido peristilio e un porticato di colonne doriche, era utilizzata in parte per la trasformazione dei prodotti agricoli del luogo; lo testimoniano la grande quantità di anfore, molte delle quali ancora piene al momento dell’eruzione, ritrovate negli ambienti al piano terra. Gli ambienti superiori dovevano essere l’abitazione del proprietario.

In uno dei grandi ambienti del pianterreno sono stati ritrovati i resti di ben 54 individui; persone che si erano rifugiate lì pensando di mettersi al sicuro dall’inferno di fuoco riversato dalla drammatica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Da questa villa provengono i famosi “Ori di Oplonti”: monili e monete d’oro, forse gli ori di famiglia e gli ultimi guadagni del ricco mercante.