Sullo scoglio del Chiuppino, un luogo dimenticato tra Nisida e la terraferma, sorgeva il Lazzaretto di Napoli. Un baluardo contro le epidemie via mare e luogo di decontaminazione. E’ anche noto com “Isola del Lazaretto sporco”
Napoli, città portuale e crocevia di culture, ha affrontato nel corso dei secoli numerose epidemie. Queste calamità hanno profondamente segnato la storia della città, lasciando tracce indelebili nel suo tessuto urbano e sociale.
L’isolotto del Chiuppino e Nisida, l’isola che non c’è sono state indissolubilmente legate dalla storia e dalla geografia.
Scoglio del Chiuppino: il Lazzaretto di Napoli
La costante minaccia di epidemie che incombeva su Napoli portò gli Eletti della città, nel 1619, a riprendere un progetto risalente a un quarto di secolo prima: la costruzione di un lazzaretto sull’isolotto del Chiuppino.
La scelta cadde su questo luogo in quanto il lazzaretto di Posillipo non era più ritenuto sufficiente a fronteggiare un’epidemia su larga scala. Il nuovo lazzaretto avrebbe avuto il compito di isolare i malati, decontaminare le merci e quarantena gli animali, limitando così la diffusione del contagio.
La scelta dell’Isolotto del Chiuppino come luogo di quarantena non era casuale. L’isolamento geografico permetteva di separare i malati dalla popolazione sana, limitando così la propagazione del contagio.
I lavori, sotto la guida del viceré Antonio Álvarez de Toledo, V duca d’Alba, noto per l’apertura di Port’Alba, vennero realizzati tra il 1626 e il 1628.
Nei secoli successivi è stato di volta in volta rimaneggiato e ingrandito per accogliere durante le varie fasi e scie epidemiche di peste e colera, circa 6.000 persone.
Un altro luogo fondamentale nella lotta contro le epidemie a Napoli è stato il quattrocentescoComplesso di Santa Maria della Pace. Al suo interno si trovava una sala adibita a lazzaretto, dove venivano curati lebbrosi, appestati e altri malati. Questo luogo, oggi poco conosciuto, testimonia l’impegno della città nel fronteggiare le emergenze sanitarie.
Le misure di Contenimento
Durante il periodo del Viceregno spagnolo, il sistema sanitario del Regno di Napoli subì una profonda riorganizzazione. In risposta alle crescenti minacce epidemiche, come la peste che colpì Palermo nel 1624, vennero istituite le deputazioni di salute, affiancandosi agli Eletti delle città e alle Università.
Particolare attenzione veniva dedicata alla sorveglianza del porto, vitale arteria della città. In occasione di epidemie, veniva istituito un rigoroso cordone sanitario, presidiato da soldati, marinai,medici e funzionari, al fine di impedire l’ingresso di malattie contagiose
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Per contrastare la diffusione delle epidemie, le autorità napoletane adottarono una serie di misure preventive. Venivano istituiti cordoni sanitari, controllate le navi in arrivo al porto e sottoposte a quarantena le merci e le persone sospette. Inoltre, venivano redatti dei passaporti sanitari, che attestavano lo stato di salute dei viaggiatori.
La fine del Lazzaretto del Chiuppino
Con il progredire della medicina e il miglioramento delle condizioni igieniche, il ruolo del Lazzaretto si ridusse progressivamente. Nel XIX secolo, il complesso fu oggetto di diverse ristrutturazioni e ampliamenti, ma alla fine del secolo, con la diminuzione delle epidemie, la sua funzione originaria cessò.
Tra il 1834 e il 1847 lo scoglio del Chiuppino è collegato alla vicina isola su progetto dell’architetto DeFazio. Nel 1934, l’ormai inutile Lazzaretto di Napoli è demolito, e l’isolotto viene inglobato nella strada di collegamento tra Nisida e la spiaggia di Coroglio.
Oggi, di quell’isola di solitudine e sofferenza, resta solo il ricordo di una storia che ci insegna l’importanza della prevenzione e della solidarietà di fronte alle grandi sfide della salute pubblica.
Curiosità. Lo scoglio del Chiuppino è perforato da parte a parte da una galleria, oggi semi-sommersa, lunga 128 m risalente all’epoca romana. In epoca antica era una via di comunicazione a servizio delle installazioni portuali di Porto Paone sull’Isola di Nisida.
Aceto dei quattro ladri, l’antico rimedio contro le epidemie
Una storia racconta che durante un’epidemia di peste una banda di quattro ladri fu arrestata fra Tolosa e Marsiglia. Questi, non temendo il rischio di contagio, depredavano le case degli appestati.
Per salvarsi la vita questi offrirono il segreto della loro immunità. Due volte al giorno si bagnavano i polsi e le tempie con un macerato di varie erbe in aceto.
Da quel giorno, questa composizione botanica dal potere terapeutico e magico contro le pestilenze, prese il nome di aceto dei quattro ladri.