Ultima Modifica il 25 Ottobre 2023
Tra i tanti tesori archeologici Flegrei c’è la Necropoli romana di via Brindisi custode del Mausoleo a cuspide piramidale noto come Fescina. Una struttura unica nel suo genere in Campania che dal 2019 è entrato a far parte degli itinerari UNESCO della Città Metropolitana di Napoli. Foto Credit @Fai – Fondo Ambiente Italiano
Il sito archeologico di via Brindisi si trova a Quarto, la cittadina dei Flegrea sorta al IV miglio dall’antica strada romana che dal porto di Puteoli arrivava a Capua.
La Fescina, il mausoleo romano di Quarto
L’antica Necropoli romana di via Brindisi viene portata, parzialmente, alla luce nel corso degli anni settanta e ottanta del Novecento. dal Gruppo Archeologico Napoletano. Prima di allora era visibile solo il livello superiore del mausoleo a cuspide, utilizzato come deposito di attrezzi agricoli. Si pensa che il monumento funebre, risalente al I secolo a.C., sia appartenuto ad una famiglia nobile di origini orientali.
Curiosità. Per la sua insolita forma a cuspide, che ricorda il canestro appuntito usato per la raccolta della frutta, il mausoleo è volgarmente chiamato Fescina.
La Fescina è composto da una struttura a due piani (uno è sotterraneo) con una copertura a cuspide piramidale realizzata in opus reticulatum; l’interno è di forma quadrata, esternamente è cilindrico.
Tramite una piccola rampa di scale, posta sul retro del monumento, si accede all’ambiente più in basso. Al suo interno contiene 11 nicchie a pianta semicircolare e tre letti per i banchetti funebri. Quello superiore è un colombario con volta a botte composto da cinque nicchie; l’accesso probabilmente in origine avveniva attraverso una scala esterna.
Alle spalle della Fescina ci sono le ustrinae, spazi recitati sacri destinati alla cremazione dei defunti. Sono diverse le urne, anfore e tombe rinvenute nell’area circostante.
Tra le atre testimonianze archeologiche di epoca romana presenti a Quarto segnaliamo La Villa rustica, detta del Torchio; un edificio risalente al I secolo che prende il nome dal ritrovamento al suo interno di un «torcularium», utilizzato per spremere le vinacce.