Ultima Modifica il 14 Ottobre 2023
Gioacchino Murat, il valoroso soldato e ambizioso uomo politico, che diventò generale di Napoleone prima, poi re di Napoli. Il Decennio Francese nel Regno di Napoli.
La statua di Joachim Murat-Jordy la si scopre sulla facciata di Palazzo Reale di Napoli, tra Carlo III di Borbone e Vittorio Emanuele II. E’ quella con l’aria sicura di sè, con una mano portata al petto, in tutta fierezza. Nella storiella della pipì a piazza del Plebiscito, i napoletani gli hanno appiccicato la frase “Son stato io, e allora?”
Chi era Gioacchino Murat?
Gioacchino Murat è ricordato come un uomo bello, d’imponente statura, con lunghi capelli e occhi azzurri, che amava l’eleganza e il vestiario stravagante.
Di umili origini, Gioacchino Murat (1767-1815) era l’undicesimo figlio di un modesto albergatore del sud della Francia, ebbe parte attiva nelle varie campagne Napoleoniche.
Napoleone lo nomina prima maresciallo, poi principe e, nel 1808, Re di Napoli al posto di Giuseppe Bonaparte, destinato a regnare sulla Spagna. Il suo è stato un regno breve ma intenso, segnato da una serie di riforme amministrative e sociali.
Le sue fortune iniziano nel 1799 quando si reca al collegio femminile di Saint-Germain per prelevare Carolina Bonaparte. La graziosa sorella del futuro imperatore di Francia rimane colpita da questo sbruffone a cavallo, tanto da convolare a nozze l’anno successivo. Carolina esercitò su di lui una grande influenza.
Il nuovo ruolo di re non gli impedisce di partecipare, al comando di un contingente di soldati del regno di Napoli, alla campagna di Russia del 1812; tiene il Regno per soli 6 anni.
Tramontato definitivamente l’astro napoleonico a Waterloo (18 giugno 1815) Gioacchino, oramai senza appoggi, continuò invece a pensare alla possibilità di un ritorno nel suo regno. L’estremo tentativo di riconquistare il Regno di Napoli, si trasforma in una trappola.
Sbarcato a Pizzo Calabro il 7 ottobre con solo una trentina di uomini, fu catturato e poi condannato a morte da una commissione militare. Il 13 ottobre 1815 venne fucilato dalla gendarmeria borbonica e il suo corpo deposto in una fossa comune nella chiesa di San Giorgio a Pizzo Calabro.
Curiosità: La sepoltura della figlia Letizia è sormontata da una grande statua raffigurante Gioacchino Murat nell’elegante uniforme da campagna, circondato dalle aquile imperiali francesi.
Gioacchino il re di Napoli
Murat, assieme alla moglie Carolina, è molto benvoluto dal popolo napoletano, che si rispecchia in quell’estroso personaggio, molto simile a loro. Il nuovo re dimostra grande dinamismo e anche una certa autonomia rispetto alla Francia.
Strappa Capri ai nemici inglesi, porta a termine le riforme iniziate da Giuseppe Bonaparte e realizza gran parte del programma dei repubblicani del 1799.
Si abbroga il regime dei privilegi dell’aristocrazia e del clero con tutte le ingiustizie e le angherie. Mentre con l’adozione del Codice napoleonico si rinova interamente il quadro dei diritti civili, e stabilita l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. La macchina burocratica statale diventa più moderna e democratica snellendosi notevolmente.
Oltre al sistema di educazione comune a tutti, viene istituita la cattedra di Agraria e il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade, la versione primitiva della Facoltà di Ingegneria.
Le riforme urbanistiche
Sotto il suo breve regno si attuano straordinarie riforme urbanistiche. Murat apre la via di Posillipo e la grande strada che va dal Museo a Capodimonte col ponte della Sanità. Si costruisce la strada per collegare via Foria con il Campo di Marte (Capodichino). Nel 1808 viene fondato il Conservatorio musicale di San Pietro a Majella.
Sempre su iniziativa di Murat viene decisa la sistemazione del vasto spazio posto di fronte a Palazzo Reale, l’odierna piazza del Plebiscito. Un progetto portato a termine da Ferdinando di Borbone con la costruzione della Basilica di san Francesco di Paola e del palazzo della prefettura.