Ultima Modifica il 25 Settembre 2024
l’ospedale dei frati Ospedalieri di San Giovanni di DLa chiesa di Santa Maria della Pace e la Sala del Lazzaretto fanno parte di un unico complesso monumentale conosciuto come ex Ospedale della Pace. Si trovano in pieno centro storico di Napoli a pochi passi del Castel Capuano, in via Tribunali.
Un capitolo dimenticato della storia: Sullo scoglio del Chiuppino, a Nisida, sorgeva il Lazzaretto di Napoli, un testimone silenzioso di un passato lontano.
Queste mura hanno visto la sofferenza e la lotta contro le epidemie che hanno segnato la storia di Napoli. Al suo interno c’è una lapide che grida giustizia contro le “bugie” degli invidiosi.
Cenni storici
Nel 1587, le antiche mura del palazzo Caracciolo, dimora di Ser Gianni Caracciolo gran Siniscalco del Regno e favorito della Regina Giovanna II (è sepolto in San Giovanni a Carbonara), si trasformano per accogliere una nuova vita. L’edificio, acquistato dai Frati Ospedalieri di San Giovanni di Dio, comunemente noti come Fatebenefratelli, diventa il cuore pulsante di un complesso religioso, destinato ad ospitare un monastero, un ospedale e una chiesa.
Il portale d’ingresso, con il suo elegante arco polilobato in stile gotico, è una testimonianza tangibile del passato glorioso dell’edificio.
Il grande complesso monumentale si sviluppa intorno a due chiostri, quello della Chiesa e quello dell’ospedale. Sono posti a livelli diversi a causa del dislivello, circa quattro metri, esistente tra via Tribunali e il vico Nuovo Pace.
Il tempo ha trasformato radicalmente la destinazione di questo luogo. Dagli austeri ambienti conventuali, si è passati agli uffici comunali e agli spazi culturali. Nel cuore del primo cortile seicentesco, una botola cela un’antica cripta adibita per la scolatura dei frati.
Ex Ospedale della Pace – Sala del Lazzaretto
Al primo piano (vi si accede mediante una scala sulla sinistra del vestibolo) c’è la “sala del Lazzaretto”. Una grande sala ad uso infermeria dell’ospedale adibito all’accoglienza dei lebbrosi altri malati infetti della città. Le sue dimensioni sono notevoli: è lunga 60 metri, larga 10 per 12 metri di altezza.
Lungo le pareti perimetrali ci sono due balconate sospese a mezza altezza, una a destra e l’altra a sinistra. Da qui medici e infermieri “calavano” con panarielli, cibo, bevande e le medicine del tempo agli infetti rispettando la distanza dal contagio. Nella parte inferiore del ballatoio si trovano le aperture per “evacuare” i deceduti nelle catacombe sottostarti.
Andrea Viola e Giacinto Diano hanno affrescato la volta e la zona delle finestre con raffigurazioni della Vergine Maria e i Santi dell’Ordine di San Giovanni di Dio. L’altare di marmo del XVIII secolo in origine separava l’ambiente principale della Sala dal retrostante gabinetto medico.
Chiesa di Santa Maria della Pace
I lavori per la costruzione di una nuova chiesa cominciano nel 1629 e vengono diretti dall’architetto Pietro De Marino. E’consacrata nel 1659 con il nome di Santa Maria della Pace, un omaggio alla pace siglata a dei Pirenei, che in quell’anno pose fine a un lungo conflitto tra Luigi XIV e Filippo IV di Spagna re di Napoli.
Dopo il devastante terremoto del 1732, la chiesa subì un profondo restauro sotto la guida del celebre architetto Antonio Vaccaro, il quale ne ridisegnò completamente l’aspetto. Il maestoso portale, realizzato in marmi bianchi e grigi, è attribuito ai talentuosi scultori Jacopo e Dionisio Lazzari.
L’interno della chiesa è a croce latina con unica navata e tre cappelle per lato. Qui si scoprono numerose opere d’arte di Jacopo e Dionisio Lazzari, Domenico Antonio Vaccaro, Nicola Tagliacozzi Canale, Pietro Buonocore e Michele Foschini.
Interessante l’affresco della volta che l’elemosina di San Giovanni di Dio e le quattro statue in marmo di Sant’Anna, San Giuseppe, San Giovanni Battista e San Giovanni di Dio. Il melograna, araldo dell’Ordine Ospedaliero, è un simbolo che ricorre a più riprese all’interno del santuario.
La chiesa è oggi affidata alla comunità Ucraina di rito bizantino.
Una targa contro le “bugie” degli invidiosi
Come ogni monumento napoletano che si rispetti anche l’ex Ospedale della Pace ha un suo mistero. Su una parete del cortile interno c’è una targa, simbolo di un ingiustizia ricevuta molto tempo fa.
La targa recita: Dio m’arrassa da invidia canina, da mali vicini et da bugia d’homo dabbene; (Iddio mi tenga lontano dall’invidia canina, dai cattivi vicini e dalla bugia di un uomo dabbene).
La storia narra di un’onesto e ricco cittadino che, a causa di false testimonianze, è ingiustamente condannato a morte. Prima di morire, l’uomo decide di lasciare tutti i suoi averi in eredità all’Ospedale della Pace, ma solo a una condizione.
All’interno dell’ospedale doveva essere apposta una targa, una sorta di testamento, commissionata dall’uomo. In caso di rimozione l’eredità sarebbe stata devoluta all’Ospedale degli Incurabili
A secoli di distanza c’è chi giura di aver visto una strana sagoma vagare sotto la targa. Probabilmente il povero uomo viene a verificare che la promessa è stata mantenuta.