Ultima Modifica il 8 Aprile 2024
La seicentesca Chiesa di San Potito, nei pressi del Museo Archeologico di Napoli, è uno straordinario esempio del barocco napoletano con opere di Luca Giordano e Andrea Vaccaro. Oggi la Chiesa è anche uno straordinario luogo di arte e cultura.
La chiesa, di proprietà della Curia, è stata riaperta dopo un lungo periodo di abbandono grazie all’Associazione Ad alta voce presieduta dal maestro Carlo Morelli che la gestirà in comodato d’uso gratuito pluriennale.
L’Associazione Ad Alta Voce Ets, nata nel 2003, porta avanti progetti e laboratori musicali per i giovani delle periferie napoletane e per gli studenti che vogliono specializzarsi nella promozione di beni artistici-sacri. Un centro culturale a tutti gli effetti che nel tempo ha coinvolto pure detenuti affidati con iniziative in scuole ed istituti di pena.
La Chiesa di San Potito è anche il quartier generale del Coro della Città di Napoli protagonista di “That’s Napoli Show”. Uno straordinario progetto musicale, che rielaborano non soltanto brani della tradizione napoletana, ma anche intramontabili classici stranieri.
Un pò di storia
La seicentesca chiesa di San Potito, sulla collina della Costigliola a ridosso dell’attuale Galleria Principe di Napoli, era parte di un complesso monastico, abitato dalle suore basiliane, poi benedettine.
La chiesa, costruita ex novo dall’architetto Pietro De Marino – contemporaneo di Cosimo Fanzago – nel 1615 e successivamente restaurata nel 1780 da Giovan Battista Broggia.
Nel “decennio francese” l’ordine venne soppresso e le monache si trasferiscono in San Gregorio Armeno. La chiesa venne spogliata di alcune opere d’arte e il monastero trasformato in caserma e più tardi una caserma dei Carabinieri, tuttora esistente. Al ritorno dei Borbone la chiesa venne affidata alla Congrega degli Ufficiali dei Bianchi.
Curiosità – Ai piedi della chiesa si trovano le scale di San Potito, gradinate realizzate nell’Ottocento all’interno di una palazzina per collegare via Pessina e la zona di Salvator Rosa. Una scorciatoia che non tutti conoscono, proprio perché le fattezze dei portali di ingresso sono quelle di un palazzo “normale”. La palazzina storica, che in tempo di guerra divenne rifugio e abitazione per i più indigenti e bisognosi sono le protagoniste principali del libro di Luigi Incoronato.
L’Architettura
Per accedere a San Potito si oltrepassa un cancello di via Salvatore Tommasi e un piccolo cortile antistante la facciata della Chiesa. Per collegare i differenti livelli del cortile e della chiesa, nel 1877 venne adottata la soluzione di un loggiato con scale di accesso balaustrate. L’accesso all’ipogeo destinato alla sepoltura delle monache, posta sotto le scale, è oggi murato.
L’interno è à navata unica con tre cappelle per lato con un corridoio laterale, nella parte superiore alla navata, che permetteva alle monache di assistere alle funzioni religiose o di accedere al coro direttamente dagli ambienti conventuali.
Malgrado le varie spoliazioni di opere d’arte subite nel tempo, San Potito è una chiesa che riserva molte sorprese.
Come il grandioso altare dai particolari puttini con ghirlande di fiori con ai lati due statue in stucco di Santa Scolastica e di San Benedetto. La pala centrale descrive uno dei martirii cui fu sottoposto San Potito.
Nella prima cappella a destra possiamo ancora oggi ammirare la Madonna del Rosari, realizzata da Luca Giordano tra il 1663 ed il 1665. L’Immacolata, nella terza cappella di destra, dipinta da Giacinto Diano (1791). Nella terza cappella di sinistra c’è un quadro di Andrea Vaccaro che ritrae La Vergine tra i Santi Antonio e Rocco (1668).
In sacrestia, invece, si possono ammirare il quadri La Vergine della Purità di Pacecco De Rosa e La Vergine e Santi con Sacramenti attribuito a Domenico Mondo. La zona absidale, invece, è occupata da uno splendido altare del Settecento.
Chi era San Potito
San Potito martire, è un santo poco conosciuto, patrono principale della città di Tricarico (Matera) e patrono di Ascoli Satriano (Foggia). Documenti antichi gli attribuiscono diversi miracoli, in particolare avrebbe liberato dal diavolo la figlia dell’imperatore Antonino Pio (138-161). Dallo stesso imperatore, però, venne torturato e infine decapitato verso il 160 in odio alla sua fede da cristiano.
Chiesa di San Potito – Indirizzo: Via Salvatore Tommasi, 1-7, ex via San Potito ,80135 Napoli.
Prenota la tua visita guidata gratuita a San Potito, inviando un messaggio al numero +39 3397117606 oppure inviando una email a info@napolishow.it