Ultima Modifica il 26 Dicembre 2020
Il Natale a Napoli è una cosa seria! Sopratutto a tavola.
A Napoli, come da tradizione, ci ritroviamo a festeggiare la festa più attesa dell’anno, chi in famiglia, chi con gli amici per trascorrere in compagnia la gioia di un giorno così bello.
Ma un Napoletano come vive il Natale? Ce lo spiega Rosa Garofalo, una napoletana doc, in un affascinante racconto nella pura tradizione napoletana.
La tradizione è servita a tavola
Come glielo spieghi a uno del Nord che da noi il Natale non è il 25 Dicembre ma è quel periodo che va dal 7 Dicembre al 6 Gennaio?
La regola è che i pranzi delle vigilie sono pizza, casatiello o sfilatino e i cenoni che durano dalle 5/6 ore senza contare panettone, pandoro, cassata, dolcini, frutta secca time per toglierti il sapore.
Sveglia all’alba per sistemare la casa e apparecchiare il tavolo. Si, da noi il tavolo si apparecchia all’alba. Mobili spostati, pareti abbattute, divani spariti tipo Extreme Makeover Home Edition.
Una volta creato il vuoto cosmico dal nulla appaiono tavoli, tavolini e sedie e si apparecchia per un pranzetto intimo in famiglia: 36 cristiani + 12 criature e 4 neonati. Una volta che il tavolo è addobbato si passa alla fase CUCINATA.
Se entri in un palazzo di Napoli alle 7,00 del mattino di un giorno festivo puoi sentire già nell’androne l’addore delle vongole, la puzza di cavolfiore e il rumore del baccalà e capitone che stanno a frivere.
Il menù di Natale prevede
Antipasti – tartine con tonno e maionese, salmone e maionese, prosciutto e maionese, caviale e maionese, cardi, broccoletti, carciofi, zucchinette, fritti ca pastella; pezzame vario ed eventuale; sottaceti e sottolio (di palma possibilmente ) e insalata di riso, russa, mare, purpo che patane, in cui trovi di tutto tranne che l’insalata.
Primo – o spaghetto che frutti e mare, con una lattina di olio intera e col solito problema “e facimm in bianco o ca pummarulella? Vabbè facimm n’assaggio e tutte due”. Aspè aspetta… Nu piattill e menesta maritata!!
Secondo – o pezzullo e baccalà, o capitone e a nzalata e rinforzo co a papaccelle o per e vruoccl x pulezzo’ a vocc!
E’ fondamentale a Napoli l’ospite deve tuzzuliare che pier (bussare con i piedi) ovvero deve presentarsi con: vino, liquori, mezza pasticceria Scaturchio e se la nonna è ancora viva, una stella di Natale per lei.
A Natale, il pranzo – merenda – cena si consuma nel frastuono più totale.
Una volta che ci si è sbufarati… ehhhh saziati … le donne sbarazzano in 6 minuti e 45 secondi che Mary Poppins a mia madre gliela può solo sciusciare. Quando è tutto bello sistimato ci si mette in posizione accumminciamm ovvero per la TOMBOLA, terrore per i ragazzi, divertimento psichedelico per bambini e anziani.
Le frasi tipiche che si possono udire durante questo gioco sono:
– AMBO dopo il primo numero estratto.
– MA il 25 56 72 49 36 SONO USCITI? dopo 2 minuti.
– ASPE’ MI SONO CADUTE TUTTE I FAGIOLI, RIPETI TUTTI I NUMERI
– IL PIU’ PICCINO – GAMBE DI VECCHIE – CULO – GLI ANNI DI CRISTO – GLI ANNI DELLA ZIA 7 ANNI FA, non mi stressate.
– JAMMBELL ASPETTO IL 40 DA UN’ORA…..41…TOMBOLA!!!!!!!
Intermezzo struffoli, raffiuoli, roccocò e cassatine, caffè e ammazzacaffè (un’altra ora e mezza). Verso le 20,30 si mette in scena il “che facimm mettimm a tavola quello che è rimasto?” “Noooooooo io non mangio mi siedo solo per farvi compagnia” e poi si mangiano pure i piedi del tavolo…
Qualche altro giro di 7 e 1/2 con litigate annesse, spartizione del cibo rimasto in contenitori Tupperware e ognuno a casa soja.
Come glielo spieghi ad uno del Nord che tutto questo fa parte del nostro bagaglio culturale che dobbiamo tutelare perchè nonostante i pensieri, le disgrazie e le mancanze che ci sono in tutte le famiglie, dacci del cibo e lo stare insieme e tutto passa…almeno per un giorno.