Ultima Modifica il 21 Settembre 2024
Il Castel Nuovo di Napoli, più conosciuto come Maschio Angioino, è un vero e proprio scrigno di storia al lato dei giardini di Palazzo Reale di Napoli. Le sue massicce torri e il suo arco trionfale dominano la vasta Piazza Municipio e il molo Beverello (partenze per le isole)
Oggi, questo imponente fortezza medievale, è un museo che custodisce secoli di storia. Le sue sale, decorate con affreschi e stucchi, raccontano le vicende dei sovrani che lo hanno abitato.Iniziamo col fare chiarezza sul nome.
Perché Castel Nuovo viene chiamato Maschio Angioino
Alla sua costruzione venne chiamato “Castrum Novum” per distinguerlo dagli antichi Castel dell’Ovo e Castel Capuano. Col tempo i napoletani hanno preso l’abitudine di chiamarlo Maschio Angioino.
Il termine Mastio o Maschio, indicava la torre più alta e robusta in un castello medievale, attorno alla quale si costruisce la zona fortificata. Mentre “Angioino” ne sottolinea l’origine e il legame con la dinastia che lo costruì.
Storia del Castrum Novum
Il Castrum Novum, edificato tra il 1279 e il 1282 su volere di Carlo I d’Angiò, è un’ambiziosa opera di ingegneria militare e civile della dinastia angioina, che regnò sul sud Italia dal 1266 al 1442.
Per dare vita alla sua nuova roccaforte, re Carlo prese una decisione drastica: l’abbattimento del convento di Santa Maria ad Palatium che occupava l’antico Campus Oppidi. L’area, compresa tra la collina di Pizzolfalcone e le mura greche occidentali. I frati francescani, costretti a lasciare il loro antico convento, trovarono una nuova dimora nei terreni dell’odierno convento di Santa Maria La Nova.
Nel corso dei secoli l’antica costruzione ha subito non poche modifiche. Le forme attuali si devono ad Alfonso il magnifico, che nel 1442 piegò la resistenza di Renato d’Angiò. Unico elemento trecentesco sopravvissuto è la gotica Cappella Palatina, alcune torri e le mura. Il terremoto del 1456, causò la perdita di gran parte degli affreschi giotteschi.
All’inizio del cinquecento il regno di Napoli venne annesso alla corona di Spagna da Ferdinando il Cattolico, che lo costituì in vicereame. Da quel momento l’antico castello venne sempre più utilizzato come complesso militare a difesa dagli attacchi esterni, ma anche dalle frequenti rivolte interne alla città.
Il ruolo di residenza reale venne nel tempo trasferito nelle nuove regge che si andarono edificando sul territorio della capitale del regno: il Palazzo reale di piazza del Plebiscito, la Reggia di Capodimonte, la Villa reale di Portici e la Reggia di Caserta.
Curiosità storiche su Castel Nuovo
Castel Nuovo, a Napoli, fu molto più di una semplice fortezza. Durante il regno di Roberto d’Angiò, questa maestosa costruzione divenne il cuore pulsante della vita culturale della città. Qui, i più illustri artisti e letterati del tempo, tra cui Boccaccio, Petrarca e Giotto, si ritrovavano per confrontarsi, discutere e creare. Grazie alla loro presenza, Napoli si affermò come uno dei centri culturali più importanti del Medioevo.
Le stanze del Castel Nuovo sono state teatro di uno dei drammi più intensi della storia della Chiesa.
Proprio qui il 13 dicembre del 1294 papa Celestino V, sopraffatto dall’immensità del suo compito e dalle macchinazioni politiche della curia romana, decise di abdicare. La decisione di Pietro del Morrone, “Colui che fece per viltade il gran rifiuto“, (Inf., III, 59-60, Dante Alighieri,) segnò un punto di svolta nella storia del papato e lasciò un’impronta indelebile nel mito del castello.
Cosa vedere nel Castel Nuovo di Napoli
Questo capolavoro dell’architettura militare medievale, dalla particolare pianta trapezoidale, è difeso da cinque maestose torri cilindriche denominate San Giorgio, di Mezzo di Guardia, dell’Oro e del Beverello. All’interno di ogni torre si trova una scala a chiocciola chiamata ‘scala catalana’ che porta alle postazioni di guardia sul tetto.
Come ogni castello che si rispetti è dotato di un fossato, un ponte levatoio e tetre prigioni. Recentissime indagini archeologiche hanno riportato alla luce precedenti stratificazioni, delle epoche romana e angioina; oggi visbili nelle sale attigue alla Cappella Palatina.
L’Arco di Trionfo di Castel Nuovo
Per entrare al castello si passa sotto lo splendido Arco di Trionfo, incastrato tra la Torre di Guardia e la Torre di Mezzo, fatto erigere da Alfonso d’Aragona per celebrare la conquista del Regno di Napoli nel 1443. Un simbolo della grandezza del regno aragonese.
In ogni rilievo, il re è protagonista assoluto! Le sculture che lo decorano, realizzate da maestri come Pietro di Martino e Francesco Laurana, raccontano la storia del trionfo del re: lo vediamo entrare trionfalmente in città, circondato dai suoi fedeli, in una scena che rimanda ai fasti dell’antica Roma. La parte superiore dell’arco, dedicata alle virtù cardinali, esalta ulteriormente la figura del sovrano, presentandolo come un monarca giusto e magnanimo, sotto la protezione divina di San Michele. L’arco di Napoli è dunque
Dietro l’arco puoi invece vedere la copia del portone bombardato custodito nel museo. Approfondisci Porta di bronzo del Maschio Angioino e la palla di cannone
Cappella Palatina
Sulla destra del cortile quadrangolare si trova un porticato ad archi ribassati aragonesi. Di fronte l’alta facciata della cappella Palatina affiancata dalla facciata della sala dei baroni.
La cappella Palatino o di Santa Barbara, costruita durante il regno di Carlo II (1285-1309), è l’unica testimonianza del castello medievale angioino. L’interno, dalle forme gotiche, presenta una singola navata coperta a capriate che immette in un presbiterio a pianta quadrata con volta a costoloni. Sulla facciata vi è un piccolo rosone progettato dal catalano Forcimanya nel 1470.Il portale è opera di Andrea dell’Aquila e risale alla metà del XV secolo.
Sala dei Baroni
Al primo piano, all’angolo della torre di Beverello, c’è la sala del Trono la Sala Maior del castello angioino, vi si accede attraverso una scala opera dell’architetto maiorchino Sagrera. E’ oggi più nota come Sala dei Baroni, perché fu teatro di un’atroce vendetta. Nel 1486, Ferdinando I d’Aragona, con un raggiro degno dei migliori drammi, invitò i nobili che avevano cospirato contro di lui a una solenne celebrazione proprio in questa sala. Con l’inganno della festa, il re li fece arrestare tutti in un colpo solo, sigillando così il destino dei congiurati.
La sala dei Baroni è ricoperta da una stupenda volta, alta una trentina di metri, decorata con costoloni di piperno. Al centro della volta si trova un oculo che lascia filtrare la luce. Alla base della volta si trova una galleria aperta da otto finestre quadrate. Tra i finestroni di fondo si apre un monumentale camino sormontato da due logge nelle quali trovavano posto i musici.
Nei piani superiori di Castel Nuovo è allestito il Museo civico di Castelnuovo. Il nucleo più importante della raccolta è costituito dai dipinti dei maestri attivi a Napoli nel Seicento (Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Mattia Preti, Francesco Solimena).
La Leggenda del Coccodrillo
Il Maschio Angioino, come ogni castello che si rispetti, è protagonista di numerose leggende. Una di queste narra di un famelico coccodrillo, arrivato in città seguendo una nave proveniente dall’Egitto, utilizzato per sbarazzarsi dei nemici più scomodi della corte.
Pare che il rettile, attraverso una stretta apertura comunicante con il mare, trascinava nelle profondità marine i prigionieri rinchiusi nelle segrete poste sotto la Cappella Palatina: la “prigione della congiura dei Baroni” e la “fossa del miglio”, conosciuta come “fossa del coccodrillo”.
La leggenda narra che il coccodrillo del Mascio Angioino abbia “prestato servizio” in due periodi diversi
Si narra che Giovanna II, regina di Napoli (1414-1435) dai facili costumi, ospitasse all’interno del castello i tanti amanti scelti tra i popolani di bell’aspetto. Per tutelare il suo buon nome, una volta saziate le sue voglie, soleva rinchiudere i malcapitati amanti nella “fossa del miglio”. Una delle due prigioni che si trovano nei sotterranei del Maschio Angioino,
Pare che Ferrante D’Aragona, re di Napoli dal 1458 al 1494 si servì del rettile per eliminare i partecipanti alla congiura dei Baroni del 1486.
In seguito lo stesso Ferrante fece catturare il coccodrillo che venne poi imbalsamato e posto all’entrata della fortezza. Ancora
stampe dell’Ottocento raffigurano il Maschio Angioino, con la carcassa di un coccodrillo appesa all’ingresso del castello. Forse è
proprio il coccodrillo della leggenda.
Maschio Angioino – Castel Nuovo
Indirizzo: Piazza Municipio Napoli
Tel: +39 081 795 7713
Orari di apertura: 9:00-19:00 dal lunedì al sabato.
Prezzo dei biglietti: Intero: 6 euro, Gratuito per giovani dell’UE sotto i 18 anni. Il Museo Civico si paga a parte.
Spesso la Domenica c’è l’ingresso gratuito per visitare il Cortile, la Cappella Palatina, la Sala dei Baroni, la Sala dell’Armeria e la Sala della Loggia. Scopri i vari percorsi di visita dell’antico Castello Partenopeo.