Ultima Modifica il 1 Luglio 2020
La Cappella Sansevero, un capolavoro barocco celato tra i vicoli del centro storico di Napoli, è pronta a svelare i suoi segreti ai visitatori più curiosi. La sua complessa simbologia esoterica, unita ai misteri che avvolgono alcune delle sue opere, la rende un luogo di continua scoperta e riflessione.
Nascosta dietro la maestosa Piazza San Domenico Maggiore, nel labirinto dei Decumani, la Cappella di Sansevero custodisce tesori inestimabili. Dal sublime Cristo Velato, avvolto in un velo di marmo, al misteriose statue della Pudicizia e del Disinganno di Francesco Queirolo e alle enigmatiche Macchine Anatomiche. Un luogo dove arte e mistero si fondono in un’esperienza unica.
Curiosità e storia della Cappella Sansevero
La costruzione della cappella gentilizia, comincia negli ultimi anni del 1500 quando il Duca di Torremaggiore fece costruire una cappella privata nei giardini della vicina del Palazzo Sansevero.
La cappella conosce un primo rimaneggiamento già nel 1613 per volontà di Alessandro di Sansevero, desideroso di creare un mausoleo di famiglia, come testimonia la lapide marmorea posta all’ingresso. Con i radicali interventi di ristrutturazione voluti da Raimondo di Sangro nel Settecento, la cappella gentilizia subisce una trasformazione profonda, perdendo gran parte del suo aspetto originario.
Dalla metà dell’Ottocento, la cappella, divenuta museo, inizia ad ospitare non solo visitatori, ma anche manifestazioni culturali di vario genere, come concerti ed eventi.
A causa di un crollo strutturale, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 settembre 1889, il ponte che collegava il mausoleo al palazzo di famiglia cedette, danneggiando parte della cappella e provocando la perdita di preziosi affreschi e del pavimento decorato.
La cappella, nota come chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella, è legata a una delle tante storie che avvolgono, come un velo, la Cappella Sansevero.
Pare che un un giovane, ingiustamente accusato, mentre veniva condotto in carcere, si fermò a pregare davanti al muro del giardino dei Sansevero. Improvvisamente, una parte del muro cedette rivelando un’immagine miracolosa della Madonna con il Bambino. Poco tempo dopo, fu riconosciuta l’innocenza dell’uomo devoto. Questo miracoloso evento, ispirò la costruzione di un luogo sacro dedicato alla Vergine.
Secondo recenti studi la sua costruzione sarebbe invece legata a un tragico evento: l’omicidio, nel 1590, di Maria d’Avalos, moglie di Carlo Gesualdo, e l’amante di lei Fabrizio Carafa.
Sconvolta dalla tragica perdita del figlio, Adriana Carafa della Spina, prima principessa di Sansevero, volle erigere un luogo di culto in onore della Madonna, come atto di devozione e di speranza per la salvezza eterna dell’anima di Fabrizio. L’iscrizione “Mater Pietatis” sulla volta ne è la commovente testimonianza.
Architettura
La facciata, sobria espressione del primo Seicento, contrasta con la ricchezza degli interni, dove ogni dettaglio è stato curato con maestria.
Varcando la soglia della cappella, ci si immerge in un’atmosfera di raccoglimento e bellezza. La navata unica, scandita da archi a tutto sesto che si aprono su piccole cappelle laterali, crea un ritmo regolare e suggestivo. Il presbiterio, in fondo alla navata, è dominato dall’altare maggiore, fulcro della devozione. Sui lati, oltre alla porta laterale e all’accesso alla sacrestia, si trova una scala che conduce alla misteriosa cavea sotterranea.
Le otto cappelle laterali custodiscono preziose opere d’arte. L’affresco che copre l’intera volta a botte della cappella, conosciuto come Gloria del Paradiso o Paradiso dei di Sangro, è un capolavoro del barocco napoletano.
Cristo velato
Fulcro della cappella è senza dubbio il Cristo Velato che dobbiamo esclusivamente all’ispiratissimo scalpello di Giusepe Sanmartino e alla fiducia accordatagli dal suo committente, Raimondo di Sangro, VII principe di Sansevero
La statua a grandezza naturale, una perla dell’arte barocca, raffigura il Cristo morto, avvolto in un sudario di marmo che sembra aderire alla sua pelle con sorprendente realismo. Tale perfezione ha alimentato nel tempo leggende che attribuivano a Raimondo di Sangro la conoscenza di antichi segreti alchemici, come la capacità di trasformare tessuti organici in marmo. Alcuni, addirittura, hanno ipotizzato la presenza di un vero cadavere sotto lo strato di marmo.
Al Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino si è ispirato lo scultore JAGO con la scutura il Figlio Velato presso la Cappella dei Bianchi, nella Chiesa di San Severo fuori le mura a Napoli.
Le Macchine anatomiche
Ad alimentare le leggende sul Principe e il Cristo Velato hanno contribuito non poco anche il ritrovamento, in una stanza segreta, delle Macchine anatomiche. Sono la riproduzione perfetta degli scheletri di un uomo e di una donna con tutto il sistema arterioso e venoso. I Due modelli vennero realizzati nel 18esimo secolo e commissionati dal principe all’anatomista palermitano Giuseppe Salerno.
Una leggenda narra che per la realizzazione delle due Macchine Anatomiche il principe Raimondo di Sangro avrebbe fatto bere a due sventurati servi una pozione per solidificarne il sangue.
Nella realtà la natura incontra l’arte. Lo scheletro autentico è affiancato da una meticolosa ricostruzione del sistema circolatorio, frutto di studi approfonditi.
La Pudicizia e il Disinganno
Nella Cappella Sansevero esistono anche tante altre opere realizzate dai migliori artisti dell’epoca. Statue e affreschi di una bellezza sorprendente.
Tra le tante statue vi suggeriamo di soffermarvi sulla “Pudicizia velata” e sul “Disinganno”. Le due opere sono una l’opposto dell’altra e simboleggiano la madre e il padre del Principe.
La Pudicizia Velata, realizzata nel 1752 dal veneto Antonio Corradini. Il monumento è dedicato alla memoria di Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, l’incomparabile madre del principe Raimondo di Sangro. Raffigura una donna totalmente avvolta da un velo che aderisce al suo corpo, accompagnandone le forme. La donna si regge ad una lapide spezzata, il simbolo della giovane età della madre nel momento della sua morte.
Il Disinganno, capolavoro di Francesco Queirolo realizzato tra il 1753-54. Opera dedicata al padre Antonio, duca di Torremaggiore, uno spudorato libertino che decise di ritirarsi in convento. Il Principe lo volle raffigurato da un uomo che tenta di sfuggire ad una rete per andare incontro alla fede, simboleggiata da un angelo alato che gli presta aiuto.
Informazioni Utili
Dove: Via Francesco De Sanctis, alle spalle di Piazza San Domenico Maggiore.
Orari: Aperto tutti i giorni 9.00-19.00, ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura Chiusura settimanale: martedì
Contatti: 081 5518470 | info@museosansevero.it | Sito Web: https://www.museosansevero.it
Tariffe d’ingresso: Biglietto ordinario: € 10,00; Ragazzi da 10 a 25 anni: € 7,00; Bambini fino a 9 anni: gratis.
Come arrivare
- Metro Linea 1 direzione Piscinola e scendere alla fermata Università o Dante;
- Metro Linea 2 direzione Pozzuoli e scendere alla fermata Cavour.