La Canzone di “Zeza”, la farsa carnevalesca più nota della Campania, mette in scena una vicende familiare di Pulcinella e di sua moglie Lucrezia (Zeza). Foto credit @La Zeza di Bellizzi Irpino.
Con le sue espressioni satiriche, ricche di allusioni e di divertenti doppi sensi, è uno commedia teatrale di strada, popolare e coinvolgente dai toni pungenti e con espressioni spinte e a doppio senso.
Una canzone che offre in chiave stavagante e popolare tematiche come il conflitto generazionale, la ribellione all’autorità paterna e il matrimonio che ricompone l’equilibrio familiare.
Nel corso dei secoli la Canzone di Zeza ha dato origine all’espressione popolare : “pare ‘na Zeza”/ “nun fa’ ‘Zeza. Al femminile indica una persona che vuole farsi notare a tutti i costi, si perde in ciance, smorfie e moine. Al maschile indica un uomo che fa il cascamorto con modi smielati e un po’ falsi.
La Canzone di Zeza: storia e personaggi
E’ nel corso del Seicento, quando il Carnevale Napoletano raggiunge il periodo di maggiore splendore, che la “Canzone di Zeza” inizia a diffondersi.
Per le mordaci allusioni e per i detti troppo licenziosi ed osceni, la Canzone di Zaza venne sempre più boicottata dalle forze dell’ordine e accettata esclusivamente nel periodo di Carnevale nei teatri popolari.
In origine gli interpreti, con costumi cari alla farsa napoletana, erano rigorosamente uomini perché le donne non potevano essere esposte alla pubblica rappresentazione.
La rappresentazione teatrale, accompagnata dal suono del trombone e della grancassa, è interpretata da pochi personaggi. Il leggendario Pulcinella con il camicione bianco e la maschera nera, sua moglie Zeza (diminutivo di Lucrezia) popolana arguta e licenziosa, la loro figlia Vincenzella (detta Tolla) e don Nicola, il pretendente.
La storia narrata é quella dell’amore tra la figlia di Pulcinella e Don Nicola. Le nozze sono contrastate da Pulcinella mentre sua moglie, Zeza, che è di ben altro avviso, vuole far divertire la figlia “co’ ‘mmilorde. Pulcinella sorprende gli innamorati, reagisce violentemente, ma, punito e piegato da Don Nicola, alla fine si rassegna.
La “Canzone di Zeza” viene ancora oggi rappresentata in Campania e e specialmente dei paesi dell’Irpinia. Le più famose rappresentazioni della “Zeza” sono quelle di Bellizzi Irpino e di Cesinali, anche se hanno discordanze evidenti dalla versione napoletana.