Ultima Modifica il 25 Novembre 2020
Quando si cammina nel dedalo dei vicoli e vicarielli dei quartieri antichi di Napoli ( dal Rione Sanità ai Quartieri Spagnoli) è impossibile non notare i celebri Bassi Napoletani che spuntano qua e là ai piani terra degli antichi palazzi.
Cos’è esattamente un “basso”?
ll basso napoletano (‘O vascio) è un’ appartamento che si apre al piano terra degli antichi palazzi partenopei, qui soppalchi fantasiosi e scantinati spesso diventano camere da letto o salottini.
La cultura del basso è colorata con finte statue e piante per scongiurare il parcheggio selvaggio di auto o motorini.
Il più delle volte, a guardia dei bassi ci sono anziane signore indaffarate nelle più disparate faccende domestiche. A stendere il bucato lavato a mano sulla pubblica via, a lavorare a maglia o a cucinare pizze fritte in improvvisate friggitrici alimentate da bombole a gas.
Non è raro che i vicoli, posti difronte ai bassi, si trasformino in un vero e proprio salotto all’aperto con sedie sistemate per chiacchierare del più e del meno e prendere un caffè.
Le Origini del Basso
Il basso è un’ icona dell’antica miseria del popolo napoletano, la sua storia è legato al fenomeno del grande inurbamento della città di Napoli. Tra il XVI e il XVII secolo gli Spagnoli, per evitare lo spopolamento delle campagne circostanti, bloccarono lo sviluppo edilizio cittadino.
I nuovi arrivati, per lo più contadini e artigiani, non trovando alloggio in città finirono per adattarsi nei locali al piano terra dei palazzi, li dove fino a quel momento cerano botteghe e depositi. Gli abitatori dei bassi continuarono comunque la loro attività commerciale, e casa e negozio diventarono una sola cosa. Da qui l’espressione napoletana “fare casa ‘e puteca”.
Da allora, i cosiddetti bassi si moltiplicarono a vista d’occhio senza che nessun governo se ne curasse. Nel corso dei secoli sono stati teatro di tragici avvenimenti come le numerose epidemie di peste e colera.
Memorabile è la descrizione che ne fece la scrittrice Matilde Serao, che visse per alcuni anni in un basso di Piazzetta Ecce Homo. “Case in cui si cucina in uno stambugio, si mangia nella stanza da letto e si muore nella medesima stanza dove altri dormono e mangiano”.
Non si è sottratto neppure il teatro di Eduardo De Filippo; il grande drammaturgo napoletano, trovò proprio nei bassi la sua fonte di ispirazione.
All’esterno di ciascuna di queste case, censite nel lontano 1931, c’è una targa di marmo con una scritta significativa – Terraneo non destinabile ad abitazione; una frase beffarda che sta a testimoniare una volontà fatta solo di belle intenzioni.
I Bassi napoletani, il riscatto
I Vasci napoletani non sono più quelli descritti da cronisti e viaggiatori che ne evidenziavano lo squallore e le condizioni di vita al limite del decoro umano.
Da qualche anno i bassi napoletani, che per secoli hanno ospitato la popolazione più sfortunata, cambiano pelle e diventano Case vacanze, B&B, Botteghe o ristoranti offrendo un’esperienza davvero unica e indimenticabile.
Da Fernanda, Via Speranzella 180 – La pizza fritta nei Quartieri Spagnoli.
Tra le tante ri-conversioni riuscite segnaliamo:
- O vascio ‘e Nunziatina in Vico Lungo del Gelso 40. Qui gli ospiti possono vivere un’esperienza di cibo e convivialità con il sottofondo delle classiche canzoni napoletane.
- La cucina della mamma in Vico Consiglio 18, che ripropone le preparazioni tradizionali delle domeniche napoletane.
- L’ormai famosissima Nennella, Vico Lungo Teatro Nuovo, 103/104/105,
- La Trattoria ‘ncopp’e quartieri, Vico Lungo Teatro Nuovo, 105, divenuta una vera e propria istituzione a Napoli.