Ultima Modifica il 28 Maggio 2024
Se volete capire il vero significato della parola devozione, dovete assolutamente entrare nella Basilica Santuario del Carmine Maggiore di Napoli.
La Basilica del Carmine, da più di otto secoli è meta di innumerevoli fedeli che vengono a venerare la prodigiosa Icona della Madonna Bruna. Affettuosamente chiamata dai Napoletani Mamma d’o Carmene o Mamma Schiavona.
La Basilica Santuario del Carmine Maggiore di Napoli domina l’omonima piazza, nei pressi di piazza del Mercato, teatro dei più importanti avvenimenti della storia partenopea. I numerosissimi ex voto conservati nella chiesa testimoniano la forte fede che il Napoletano ha sempre riposto verso la sua mamma protettrice.
La Chiesa
La sua storia inizia quando giunsero a Napoli alcuni carmelitani sfuggiti ai saraceni. Nella loro fuga recarono una tavola dipinta della Vergine Maria chiamata la bruna del monte Carmelo.
Ai monaci Carmelitani venne concessa una cappella (dedicata a San Nicola) che si trovava sulla marina sin dal 114 d.C. .
La costruzione della basilica vera e propria risale invece alla fine del XIII secolo, grazie al contributo di Robertò d’Angiò, che donò il terreno nel 1270, di Elisabetta di Baviera ( Madre di Corradino di Svevia) e di Margherita di Borgogna.
La chiesa, costruita in stile gotico, viene modificata nel settecento da Nicola Tagliacozzi in stile barocco napoletano.
L’interno, ricco di marmi policromi, ha un’ampia navata fiancheggiata da 6 cappelle per lato e un moderno soffitto a cassettoni; quello seicentesco venne distrutto durante la seconda guerra mondiale. Nel mezzo del soffitto si trova una statua in legno raffigurante la Vergine del Carmine opera di Mario Corajola del 1955.
La volta conserva gli avanzi dell’architettura gotica. Gli affreschi dei due cappelloni laterali sono opera di Francesco Solimena. Dietro l’altare maggiore si apre l’arco che rende visibile dalla chiesa la cappella e l’icona della Madonna Bruna.
Il campanile, alto 75 metri, presenta tre piani con lesene in stile ionico, dorico e corinzio, opera dell’architetto Giovan Giacomo di Conforto. Attraverso il basamento del campanile, si accede all’antico chiostro con affreschi del XVI e XVII secolo raffiguranti scene di vita dei santi carmelitani.
Per tradizione il 16 luglio di ogni anno, in occasione della festa della Madonna del Carmine, il campanile è virtualmente incendiato da un gioco di fuochi d’artificio. Il fuoco si spenge solo all’arrivo dell’immagine della Madonna del Carmine.
Curiosità – In questa basilica sono stati celebrati i funerali di Totò (1967) e di Mario Merola (2006).
L’icona della Madonna Bruna
Il quadro che tutti conosciamo è un opera di un maestro di scuola toscana del XIII secolo. La tavola rettangolare, alta un metro e larga 80 centimetri, ritrae la Madonna con Gesù bambino in un’atteggiamento di dolce intimità fra madre e figlio.
La tradizione tramanda che in occasione dell’Anno Santo del 1500 l’icona della Madonna Bruna sia stata portata in processione a Roma; durante il pellegrinaggio ci furono tanti eventi prodigiosi.
L’immagine rimase solo tre giorni nella basilica di San Pietro in Vaticano. Papa Alessandro VI, temendo che il fervore dei fedeli attenuasse la visita delle basiliche romane, ne ordinò il rientro a Napoli.
Corradino di Svevia e Masaniello
Sotto gli occhi della chiesa del Carmine si sono svolte rivolte e, ahimè, esecuzioni.
Il mattino del 29 ottobre del 1268, sotto l’affilata mannaia del boia, cadde il biondo capo di Corradino, principe svevo di soli 16 anni. La condanna del giovane erede del Regno delle Due Sicilie di Federico II fu decisa da Carlo I d’Angiò e dal papa Clemente IV.
La sua salma, inizialmente buttata in un fosso, venne poi portata all’interno della chiesa. Nella cappella della Madonna c’è ancora oggi la sua lapide commemorativa.
Il 7 luglio 1647 sia chiesa fu al centro della rivolta guidata da Tommaso Aniello, conosciuto con il nome di Masaniello, contro la pressione fiscale imposta dal governo vicereale spagnolo.
Il Miracolo del Crocifisso
Al interno della chiesa del Carmine è conservato un miracoloso Crocefisso ligneo, al centro di un celebre fatto realmente accaduto.
Secondo tradizione il 17 ottobre del 1439, in piena lotta fra Angioini ed Aragonesi per il dominio di Napoli, l’infante Pietro D’Aragona tirò una bombarda sulla Chiesa.
Il proiettile sfondò l’abside della chiesa e andò in direzione del capo del crocifisso; per evitare il colpo, il cristo abbassò miracolosamente la testa sulla spalla destra, senza subire alcuna frattura. Il giorno seguente una bombarda investì Pietro d’Aragona troncandogli la testa.
Re Alfonso, quando conquistò il regno nel 1442, si recò al Carmine per venerare il crocifisso e per riparare l’atto insano del defunto fratello. In ricordo fece costruire un sontuoso tabernacolo inaugurato il 26 dicembre del 1459.
Il Crocifisso Miracoloso viene ancora oggi esposto alla venerazione dei fedeli nel periodo che va dal 26 dicembre al 2 gennaio. La stessa cerimonia si ripete nel primo sabato di quaresima.