Ultima Modifica il 28 Novembre 2023
Sembri proprio una capèra! Scopriamo come mai questo termine curioso e accattivante nel dialetto partenopeo è sinonimo dell’arte del pettegolezzo. Foto credit @Wikimedia, La Pettinatrice.
La Capera, antico mestiere di Napoli
La figura della Capera è uno dei mestieri più antichi di Napoli. L’antenata della moderna parrucchiera passava di casa in casa, di vicolo in vicolo, per realizzare acconciature e tagli all’ultima moda; per l’occasione gli usci dei bassi napoletani e i vicoli divenivano saloni di bellezza temporanei.
Quello della pettinatrice a domicilio era un lavoro lungo e faticoso, tant’è che un antico detto popolare recita «…che lo denaro de la capera è denaro che sa di fele».
Durante il suo servizio, tra un colpo di pettine ed un consiglio sul trucco all’ultimo grido, la capera raccoglieva sfoghi, racconti e indiscrezioni; poco è cambiato dall’epoca, andare dal coiffeur aiuta a sciogliere la lingua.
Esordendo con “nun me facite parlà” la pettinatrice puntualmente dimenticava la sua promessa solenne di non riferire ad anima viva ciò che aveva appreso in confidenza.
Ogni aneddoto piccante o un curioso inciucio che passava tra le sue mani poteva diventare o uno scandalo o una favola bellissima; la capera, infatti, si prendeva anche la licenza di colorare la storia a proprio piacimento.
Curiosità : Pensando a lei il grande Raffaele Viviani crea il personaggio di “Prezzetella ‘a capera” (Brigida la pettinatrice)
Inciucio, il pettegolezzo napoletano
Diffidate di chi “va girando come una capera” perché sicuramente metterà in piazza ogni dettaglio della storia di cui è venuta a conoscenza.
Con il passare tempo, infatti, il termine Capera è diventata sinonimo inciucio (pettegolezzo). Una voce infondata in grado trasformare la realtà, l’identità e a volte anche i destini dei protagonisti.
Deriva probabilmente dal termine francese “chuchoter” (sussurrare), deriva probabilmente dal costante e sommesso “ciù ciù ciù”. Il suono che emettono le persone che parlano a bassa voce per non fa sentire le informazioni riservate che si stanno trasferendo.
Nel linguaggio moderno la parola napoletana Inciucio (o’nciucio) ha scalzato il termine intrallazzo, che in passato definiva un accordo sottobanco o gli imbrogli.